Gruppo Speleo-Archeologico Terteniese



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Articolo sulla spedizione a Tertenia del GSB-USB
17/03/2005 - Segnalato da varluigi - Fonte Sottoterra


Quest’anno no, non c’era particolare entusiasmo nell’organizzare la tradizionale Sardegnata…. ma spesso, è sufficiente un manipolo di determinati, un corsista isolano con tanti progetti per la testa, un paio di redivivi ed il gioco é fatto.

Quest’anno partecipano al 41° corso di 1° livello i fratelli Vargiolu. Il nome e l’aspetto non ingannano: sardi di Tertenia, a Bologna per motivi di lavoro hanno una gran voglia di imparare e soprattutto hanno adocchiato qualche cavità dietro casa che aspetta dì essere percorsa. Sarà per quella voglia di Sardegna che mi accompagna tutti gli anni quando, sul finire dell’inverno, i primi raggi di sole mi fanno smuovere l’ormone escursionistico, sarà perché ho ricordo di quanto sia stato importante, appena terminato il corso, andare a zonzo per grotte e canyon, che ho pensato di lanciarmi nell’organizzazione della spedizione con una particolare attenzione rivolta agli ex corsisti.

L’obiettivo

Fra tanti se e ma ci ritroviamo in undici e, grazie all’ospitalità della famiglia Vargiolu, siamo in quel di Tertenia con l’obiettivo prioritario di battere la Zona dei Tacchi che insiste sul territorio di quel Comune, partendo proprio da quel pozzo che Luigi Vargiolu ha in precedenza visto, ma che non ha ancora potuto scendere.

Obiettivo secondario era quello della visita di alcune grandi cavità della zona, di miniere abbandonate e della discesa di alcuni canyon, naturalmente prevedendo anche riposo e magari un precoce bagno al mare

I Tacchi di Tertenia.

Inquadramento geologico della zona

Patrizia Ghiani

L’area dei Tacchi d Tertenia (NU) è costituita da un complesso calcareo di era mesozoica a morfologia taburare, con margini a pareti sub-verticali spesso strapiombanti, di forma allungata con direzione N-S.

I! Tacco è costituito da areniti carbonatiche a giacitura sub-orizzontale ed è caratterizzato da un carsismo evoluto con frequenti forme tipiche quali doline, inghiottitoi, campi solcati

Il complesso carbonatico (di spessore fino a qualche centinaio di metri) poggia su un conglomerato a facies continentali deposto sul basamento paleozoico. Esso è costituito da due unità metamorfiche: filladi grigie e arenarie dì S.Vito.

La morfologia dell’area dei Tacchi è stata condizionata da un importante attività tettonica, che ha prodotto un sistema di faglie principali con direzione circa NE-SO, al quale è associato un sistema di faglie secondarie con direzione circa NO-SE.

Nel complesso la zona risulta quindi interessata da un’intensa fratturazione, su cui l’erosione ha agito producendo queste particolari strutture a torre, accentuate dai fenomeni carsici superficiali.

Diario di campo

Federica Orsoni e Nevio Preti

18 Aprile

Comincia bene: alla soglia dei 35 anni la varicella colpisce Nevio e tra una madonna e un santo, Capitan pustola è costretto a partire la settimana successiva. Partono in cinque da Bologna e dopo ore di coda arrivano a Livorno appena in tempo. Il mare è liscio come l’olio. La notte passa nel dormiveglia all’ottavo piano della Moby Freedom tra schiamazzi, sonnellini, le notizie del TG e quelle del Grande Fratello

19 Aprile

Ore 6,30: la sveglia è l’annuncio al microfono che Il Vito intasa il ponte 3. Sbarchiamo in un clima da meraviglia: tempo ottimo, aria sana, un altro mondo. Luigi non sta più nella pelle, ha cambiato espressione: i suoi occhi brillano dalla contentezza d’essere tornato a casa! Arrivati a Tertenia prendiamo possesso delle stanze Le ragazze subito chiariscono che I aiuto dei ragazzi e 9radlto per e l d casa Dopo un buon pranzetto si va allo scoperta dei dintorni giusto per prendere le misure: ammirazione degli imponenti Tacchi e qualche rudere di nuraghe.

20 e 21 Aprile

Notte tormentata si allaga il bagno e tocca porvi rimedio. Oggi è Pasqua e siamo stati invitati a pranzo dalla famiglia di Luigi: che acquolina! Nel pomeriggio abbiamo conosciuto i Tacchi, Su Pranu, Perdasdefogu, Santa Barbara (parco giochi), Ulassai, Jerzu e Su Crabiolu (parco giochi) e ritorno a Tertenia evitando il parco giochi locale... a Luigi piace andare troppo sulla giostra!! Poi Parco;della Giara e Barumini, per visitare il Nuraghe Su Nuraxi: il nuraghe più grande e meglio mantenuto della zona.

22 Aprile

Puntiamo ai Tacchi sopra Tertenia che si possono ammirare direttamente dalla casa:

un contrafforte alto e fiero quasi a voler celare chissà quali tesori al proprio interno. Anche da quaggiù si notano le merlature che gli agenti atmosferici, con la complicità della fratturazione del calcare, hanno sagomato in maniera surreale. I sacchi con piastrine, spit, corde e spezzoni, moschettoni e acqua da bere sono pronti. In cima ai Tacchi tra pietre e arbusti (mannaggia ai cardi selvatici) il panorama è stratosferico: il paesaggio è costellato da chiazze verdi di alberi e prati e pietre rossastre e bianche. Sullo sfondo il mare… un vero paradiso.

Raggiunto l’ingresso della cavità scoperta da Luigi (poi battezzata Sa Pippia) inizia l’attività speleologica: Luigi e Berry armano su un corbezzolo l’ingresso che si apre a pozzo e lo doppiano ad un masso posto nelle vicinanze, I due scendono e la Fede resta allongiata su un terrazzino per prendere appunti. La grotta si biforca in due rami. Lateralmente si apre una spaccatura liscia e umida. In fondo si trovano nell’ordine geotritoni (abbastanza arrabbiati dei due rompi), un serpentello, ossa e resti di capretto (probabilmente vivo quando è arrivato). Per ora può bastare. Berry e Luigi risalgono per fare lo schizzo della grotta ed aspettare, pazientemente, il secondo gruppo per proseguire. Sì va in cerca di altri buchi. Ne troviamo subito uno e il collaudato duo entra senza corde così per dare un’occhiata (diverrà Su Forru). Il resto del gruppo aspetta fuori e la cosa non grava molto: non si sentono più le voci e il tempo passa... poi, finalmente, i due ritornano e parlano; la grotta prosegue anche se è molto stretta ed è in parte concrezionata. Verso le 9 si torna stanchi ed affamati; una bella pizza e una fresca birra è quello che ci vuole.

23 Aprile

Stamani problemi con la moka: si va a caffè super ristretto. Oggi in paese è giornata di mercato quando ci sono questi eventi la Fede è sempre in prima fila... poi si va a Marina di Tertenia. Lorenzo ha inaugurato la stagione estiva tuffandosi per un breve (lui dice lungo) bagno. Stasera c’è un freddo tremendo e accendiamo il caminetto... ci sembra di essere ad Arni!!

24 Aprile

Sveglia alle 7,00: si va alle miniere di Corongiu. Dopo svariati chilometri di fuori strada e alcuni guadi, proseguito per un lungo sentiero e aver bivaccato lungo il fiume (vista la zona è stranamente carico di acqua) siamo entrati nella prima miniera. Percorso un corridoio dì circa 10m si giunge ad un primo bivio e poi ad altri ancora: è un susseguirsi di cunicoli allagati veramente suggestivi, dentro i quali si alternano crolli, concrezioni, allagamenti e qualche pipistrello. Siamo sorpresi dalla tarda ora; quando si è indaffarati in cose piacevoli il tempo scivola via che è una meraviglia!!

25 Aprile

Oggi arriva la &seconda ondata (Capitan pustola Nevio, Davide Daniel, Mansel e Laura). Stanchi dal viaggio ma gi pronti per e esplorazioni,.. calma ragazzi, sistemate le attrezzature, prendete posto nelle camere e poi vi faremo il resoconto! Dopo un leggero pasto Si parte alla volta di Su Marmuri ad Ulassai dove abbiamo visitato la grotta turistica le cui caratteristiche principali sono: le dimensioni (mediamente 10/15 metri di larghezza e 30/40 metri di altezza fondo praticamente piatto il tipo di concrezionamento (enormi stalattiti e stalagmiti ma soprattutto la pavimentazione a piccole vaschette, che creano un effetto ottico tridimensionale) e l’andamento ad angoli retti che sembrano

artificiali. Impressionante il portale d’ingresso. Successivamente grazie alle informazioni raccolte in loco, Nevio, Davide, Angela, Laura, Luigi, Daniel e Mansel entrano nella Nino Businco, grotticina che si apre a qualche centinaio d metri da Su Marmuri, esplorata qualche anno fa dal gruppo grotte locale. Si tratta di una spaccatura di qualche centinaio di metri (armo naturale all’ingresso, 2 spit a -20 m) percorribile in diversi punti e su vari livelli. È ricca di Concrezioni bianchissime che risaltano sulle pareti rossicce, frequenti le eccentriche. Dopo cena ci siamo precipitati a Perdasdefogu dove siamo ospiti del Gruppo Grotte Ogliastra. Con grande stupore gli esploratori si sono resi conto di aver percorso solo un terzo dell’intera Grotta Nino Businco. Gentilissimi, ci donano una loro pubblicazione con dedica e ci danno tutte e informazioni necessarie (e il rilievo) per trovare la grotta Angurtidorgiu Mannu,

26 Aprile

Sì torna sui Tacchi di Tertenia, un gruppo a piedi punta direttamente alla Punta Casteddu, l’altro con il fuoristrada di Daniel nel Tacco di fronte. L’obiettivo è quello di continuare a battere la zona e rivedere quanto trovato nei giorni scorsi. Già vicino al fuoristrada Mansel e Luigi, smuovendo alcuni sassi, trovano un piccolo imbuto che scende qualche metro annotiamo e proseguiamo. Con l’aiuto di Luigi ricostruiamo la storia esplorativa della zona: negli anni 60 il GSB esplora più a nord nella zona di Ulassai. Sopra a Tertenia risultano esplorati una grotta di un centinaio di metri (pozzo di 90m), più altri buchi scoperti dal GGO che vanno a –70. Poi il nulla. Siamo su uno strato di calcare molto fratturato (i Tacchi) appoggiato su una base di scisto: al contatto escono numerose e copiose sorgenti. Carichi come delle molle ci dirigiamo verso la zona stabilita, sembriamo tante formiche curiose che ad ogni anfratto mettono la testa dentro per sbirciare eventuali prosecuzioni. Primo incidente di percorso Davide dopo aver magnificato le sue tecnicissime Lumberjack si trova dopo 10 minuti senza suole! Sbagliando strada nel ritorno dall’auto troverà la grotta che nei giorni successivi risulterà la più profonda della spedizione: Lo Sbrego. Se questo non è culo! Il resto della ciurma appare percorsa da delirium tremens: ogni pochi passi si sente uno che urla qui c’è un buco! A fine giornata tra falsi allarmi e vere prosecuzioni il bilancio è positivo: trovate 5 nuove cavità ed alcune solo segnalate... nei prossimi giorni si faranno i rilievi, Al rientro a casa si brinda!

27 Aprile

Tutti in miniera!! Siamo oltre i Tacchi di Tertenia, alle miniere di rame di Corongiu. L’obiettivo è quello di visitarne alcune abbandonate da ormai più di cinquant’anni. Infatti sono veramente malmesse, spesso pericolanti ma tutte suggestive. Il pensiero che l’uomo abbia lavorato per armi in quei cunicoli bassi e malsani mette un senso di profonda tristezza: fra lavorare in quel modo o essere costretti ad emigrare la scelta è di quelle che offendono il grado di civiltà di una comunità. Dopo 50 anni assistiamo ad una rivincita della natura sulle tristezze dell’uomo: l’acqua di sorgente intercettata dalle gallerie ha riallargato tutto. Così le grandi cementate che sorreggevano le gallerie verticali sono diventate pozzi allagati chissà quanto fondi (impressionanti e pericolosi per chi li percorre con l‘acqua alla cintola e improvvisamente potrebbe cadervi dentro), le cannule sono frequentissime sui manufatti abbandonati e tantissime concrezioni dì tanti colori (dal nero al rosso al bianco e al turchese e perfino rosse concrezioni di terra) abbelliscono interi cunicoli. Interessanti sono alcune gallerie inclinate, in cui il tempo ha mangiato i gradini: sembrano toboga. Mansel, Gianni e Laura si uniscono ai quattro amici «forristi di Bologna che hanno appena sceso la Codula di Orbisi, ma solo Marco decide di entrare alla Donini, visto che ha già la muta... Verso le 7 di sera, consumati acqua e cibo in una giornata di attesa, ci infiliamo le mute ed entriamo, nessuno di noi è mai stato in questa grotta prima. La Donini è tra le più belle grotte della Sardegna, praticamente una gola sotterranea. Dopo una magnifica prima parte molto concrezionata e con enormi vasche, si scende nel fiume sotterraneo, che si percorre nuotando per lunghi tratti. Molto suggestiva l’ultima calata: si sbuca in parete a 45 metri di altezza proprio alla confluenza tra Orbisi e Flumineddu. Per fortuna il buio fa l’effetto grotta, solo le stelle ci ricordano che siamo fuori. Mastichiamo alcune bustine di the liofilizzato, molto apprezzato per la fame, e ci perdiamo cercando di tornare alla macchina: tutto regolare. Alle 6 di mattina arriviamo a casa e alle 8 di nuovo in grotta!

28 Aprile

Angurtidorgiu Mannu. Complesso carsico (12.030 metri) che ha due ingressi e circa cinque uscite di cui una fossile. Quindi una bella traversata per metà allagata (muta completa) e metà fossile. La grotta si apre sull’altopiano utilizzato dalla base  di Perdasdefogu per le esercitazioni missilistiche. Verificato che non serviamo come bersaglio, ci addentriamo nell’arido ambiente. Riesce difficile pensare a grotte allagate con fiumi che entrano ed escono Sembra deserto e per di più piatto. Ma tant’è… compiuti vari slalom fra carriarmati e missili a brandelli troviamo il maestoso portale d’ingresso dove s’infila un fiumiciattolo che ha scavato il suo letto nell’altopiano 10 metri più in basso. Dopo aver spiegato a Lorenzo che non si può entrare nella caverna con un missile in spalla siamo già a nuoto nella prima sala. Peccato per Luigi e Daniel che, per problemi fisici, decidono di non entrare. È meraviglioso procedere a nuoto nelle vaste sale. Il silenzio è interrotto solo dal rumore dell’acetilene e da qualche sussurro di stupore. Particolari sono i soffitti: sempre piatti e composti da enormi parallelepipedi che sembrano finti. Fra i blocchi spuntano file di stalattiti bianche che danno un particolare effetto barba e che si intersecano a 90° fra di loro: un geometra non poteva far meglio. Giunti al ramo fossile ci troviamo la strada sbarrata da un’enorme vasca chiamata la Montagna Cinese fino alla fine sarà una sequenza di vasche fossili alte anche 2 metri, dalle molteplici sagome.

29 Aprile

Giornata dedicata interamente al mare. In serata, grazie al papà di Luigi, si va a Porceddu, Cannonau e Mirto: buon compleanno Berry!

30 Aprile

Grotta del Bue Marino. Abbiamo preso accordi con due scafisti che, con i loro gommoni, ci hanno trasportato direttamente sul pontile della grotta. Siamo entrati percorrendo 700 m nella zona turistica per poi scavalcare la corda e giungere nella spiaggia dove ci siamo cambiati. Poi a nuoto nel primo lago (circa 100 m) e successivamente il secondo (200 m); un meandro dietro l’altro. È indescrivibile tutto quello abbiamo visto: stalattiti e stalagmiti in ogni dove e poi miriadi di eccentriche bianche, quasi trasparenti, sottili quanto un capello e torte e ritorte su se stesse. Giunti al sifone terminale assistiamo allo show di Daniel che ci causa uno stop di circa un’ora alla ricerca dei suoi occhiali. Con in tasca i preziosi campioni di acqua da riportare a Bologna giungiamo al cancello di uscita alle 21.30 con il mare in burrasca. Dopo un complicatissimo contatto telefonico con gli amici dei gommoni apprendiamo che è meglio restare con le mute (ci saremmo bagnati nuovamente) e che bisogna stare attenti e fare in fretta. PANICO; le onde coprono il pontile d’attracco e provocano sinistri rigurgiti nella grotta. Qualcuno suggerisce di fermarsi a dormire ma… vincono i temerari; ci si prova. Non senza apprensione dopo poco siamo già a Cala Gonone. Incredibile il contrasto fra le onde minacciose e il pacifico cielo stellato.

1 Maggio

Mattinata passata a dormire (tutti ne avevamo bisogno) e a risistemare il materiale. Nel pomeriggio Luigi, Nevio, Davide, Laura e Daniel, tornano sui Tacchi per continuare il lavoro di rilievo delle cavità esplorate.

2 Maggio

Oggi ci siamo nuovamente divisi. Una squadra ha concluso i rilievi e grazie al prezioso fuoristrada di Daniel, che ha permesso un ottimo avvicinamento, ha effettuato una battuta alla dolina di Ingurtidorgiu Mannu a Taccu, nella parte più interna dei Tacchi di Tertenia. Il paesaggio da queste parti è cambiato leggermente: mentre a Punta Casteddu eravamo sul bordo dei Tacchi di Tertenia con tanto si strapiombi e guglie di calcare a Taccu siamo su un enorme altopiano arricchito da torrioni fratturati fra i quali si aprono verdissime doline adibite a pascolo Un paesaggio superbo, a volte reso inquietante dalla presenza di enormi torri, e qualche pastore infastidito dalla nostra presenza. Chiarito che veniamo in pace procediamo a slalom fra e bianche torrette e individuiamo un paio di punti dove appaiono tracce di inghiottitoi. Qualche ora impiegata in disostruzioni superficiali non porta però a risultati apprezzabili. Ormai al tramonto si rientra.

L’altra squadra si avventura a Melisenda, dove trova una suggestiva situazione: la nebbia in spiaggia!! Erano anni che non si vedeva cosi… ci volevano i padani.

3 Maggio

Ultimo giorno: sigh! Ognuno di noi cerca di sfruttare le ultime ore per cuocere nel suo brodo ideate. Un gruppo vola in miniera dove Lorenzo ha un conto in sospeo: mentre il resto si porta a Cala Goloritzè per godersi l’ultimo sole in uno degli angoli più belli della Sardegna. I minatori hanno individuato un pozzo verticale, leggermente inclinato, di cui non si vede il fondo. La roccia è fratturata e i manufatti in ferro e legno sono marci. Si decide di armare su un colonna, scende Nevio e incrocia diversi cunicoli laterali a -20 e -30. A fatica entra in uno di questi e fa scendere gli altri. Il pozzo scarica molto, la corda appoggiata al terreno smuove lastre di terra e fango solido. Si scendono altri 10 metri e si incrocia un cunicolo allagato e molto concrezionato dal quale esce un copioso fiotto d’acqua. Non vi è modo di frazionare. Si arriva a circa -60 e il pozzo si stringe ad imbuto. Nevio prova a scendere ancora un poco. Facendo la prova sasso si stimano almeno altri 40 metri di discesa. Ad ogni passo sono sassi e blocchi di fango che si staccano anche da molto in alto per via dello sfregamento della corda: ora è troppo pericoloso proseguire. La sardegnata si può chiudere qui.

Descrizione cavità

Nevio Preti e Laura Sgarzì

Le cavità esplorate hanno come caratteristica comune l’origine, derivata da un unico sistema di faglie con direzione circa NE-SO, All’interno si trovano ambienti stretti e prevalentemente verticali, spesso ostruiti da fenomeni di crollo.





Ringraziamenti

Alla famiglia Vargiolu per averci sopportato per 15 giorni, agli amici del neonato GSAT (Gruppo Speleo Archeologico Terteniese) nella persona di Luigi Vargiolu, al Gruppo Grotte Ogliastra, al Comune di Dorgali, al fuoristrada di Daniel, ai GPS di Daniel e Gianni e alla simpatia di quanti hanno condiviso questa esperienza

Partecipanti alla spedizione

Bernardo Bianchi (Berry), Lorenzo frontani (Swaiz l’ingentilito), Gianni Garulli, Davide Maini (l’ingegnere), Massimiliano Manservisi (Mansel, Federica Orsoni, Nevio Preti (Capitan pustola), Daniel Rotatori (Tamagoci), Angela Scardapane, Laura Sgarzi, Luigi Vargiolu e gli aggregati Marco Cavara, Ornella Orsolan, Stefano Rogna.



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